27 Nov Basta cibo sprecato! Dona gli avanzi del tuo banchetto nuziale
I ricevimenti nuziali prevedono lauti banchetti (soprattutto qui a Bari e nel sud Italia in generale) e una grande quantità di cibo viene sprecata. Il matrimonio, dietro i lustrini, i flash e i sorrisi, è spesso il trionfo degli sprechi e dei rifiuti. Un vero peccato che un giorno così importante e pieno di gioia e di amore abbia come altro lato della medaglia comportamenti che aggravano situazioni sociali ed ecologiche per niente gioiose.
Per fortuna molte coppie di sposi sono sempre più sensibili a queste tematiche. Il matrimonio low impact così come quello green sono sempre più di tendenza. Perciò sono andata ad intervistare per voi Antonio, del team di Avanzi Popolo 2.0, un progetto dell’Associazione di Promozione Sociale Onlus ‘Farina 080’ dedicato proprio allo spreco di cibo e a tutte le azioni possibili per ridurlo e sensibilizzare sull’argomento famiglie, negozianti e ristoratori.
Lascio che a descrivere meglio il progetto siano le risposte all’intervista, eccole!
Avanzi Popolo 2.0: Evitare lo spreco di cibo
Domanda: Ciao, ti va di raccontarci brevemente il progetto Avanzi Popolo?
Risposta: Avanzi Popolo 2.0 è un progetto ideato e sostenuto dall’associazione di promozione sociale Onlus ‘Farina 080’, nata con l’obiettivo di attivare azioni contro lo spreco di cibo, a partire dalla costruzione di canali di contatto tra i luoghi dove si produce lo spreco (famiglie, distribuzione grande e piccola e ristoratori) e i luoghi del bisogno. A fianco a questo lavoro c’è il lavoro one-to-one del foodsharing: una piattaforma dove è possibile scambiare cibo senza intermediazione
D: Quali sono, in breve, le principali conseguenze ambientali e sociali dello spreco alimentare?
R: Secondo un’analisi realizzata nel 2011, la FAO stima gli sprechi alimentari nel mondo in 1,3 miliardi di tonnellate all’anno, pari a circa un terzo della produzione totale di cibo destinato al consumo umano. La maggior parte di questi si concentra nelle fasi finali della filiera agroalimentare, ossia, in particolare a livello di consumo domestico e ristorazione. In questo contesto l’Italia non fa eccezione, con il 42% dello spreco legato al consumo domestico, pari a 76 kg di cibo procapite per anno. Un dato che fa il paio con quello legato alla crescita della povertà: aumentata significativamente nell’ultimo anno dal 26,3% al 29,9%, senza dimenticare il raddoppio della percentuale di persone che non può permettersi un pasto proteico (dal 6,7% al 12,3%) (Istat)
Dal punto di vista ambientale, sappiamo che la produzione del cibo che finisce sprecato comporta la produzione di 14,3 milioni di tonnellate di CO2 all’anno, per la compensazione delle quali è necessaria una superficie di 800.000 ettari di bosco.
D: Ritieni che siano stati fatti dei buoni passi avanti nel campo della sensibilizzazione verso queste problematiche?
R: Il tema del cibo, e della cucina ha conosciuto in questi anni una anomala ipertrofia, che attraverso l’uso dei social ha raggiunto livelli di morbosità. Fotografare, descrivere, raccontare il cibo a tutte le latitudini e in tutte le sue forme. In pochissimi casi ci si è posto il tema se l’accesso al cibo sia ancora un diritto inalienabile o un nuovo modello di design. Raccontare la costruzione di un piatto ha superato enormemente la denuncia dell’inaccessibilità di quel piatto.
D: Che cosa può fare ciascuno di noi nel quotidiano per sprecare meno cibo?
R: Comprendere le proprie esigenze alimentari e nella quotidianità provare a fare la spesa giornalmente. In famiglia è dove si consuma e si spreca la maggior quantità di cibo. Quindi è un tema di stili di vita, che devono cambiare per rispetto non solo verso la collettività ma anche come forma di risparmio delle proprie economie domestiche. Le statistiche dicono che ogni anno le famiglie gettano in spazzatura cibo per l’equivalente di circa € 450.
D: Che cosa si può fare invece per diffondere maggiore consapevolezza?
R: Ridurre il valore capitale del cibo, elemento culturale tipicamente italiano. Comprendere che lo sharing, del cibo e di tutti gli altri beni, non è una questione di moda ma di maggiore benessere per tutta la società
D: Quali sono le attività da voi promosse per intervenire sul problema dello spreco di cibo?
R:
- Recupero di cibo in grosse quantità (ristoratori, eventi, grande distribuzione) e mettere in contatto chi spreca con chi ha più bisogno (tutti i circuiti della carità e del welfare formale e informale).
- Gestire la piattaforma di foodsharing che consente a ogni individuo di caricare una cesta con il proprio cibo, selezionare la cesta caricata da qualcun altro, animare lo scambio di cibo soprattutto quello in piccole quantita più o meno domestiche
- Sensibilizzare tutti i cittadini sui temi della lotta allo spreco, attraverso interventi nelle scuole, laboratori, eventi, etc…
D: A chi viene dato il cibo donato?
R: Se in grandi quantità a gruppi, famiglie o singoli in forte stato di difficoltà dal punto di vista dell’accesso al cibo. Questi gruppi sono individuati o dagli enti che naturalmente sono in contatto con loro (parrocchie, mense, associazioni etc.etc.) oppure dai servizi territoriali di base del welfare dei comuni
D: I banchetti dei matrimoni sono un classico esempio di situazione in cui una grande quantità di cibo viene gettato, cosa possono fare le coppie di sposi sensibili al problema?
R: Decidere che quel cibo possa avere una seconda vita. Quel cibo è stato già acquistato da loro quindi è una loro personale scelta. Dopodiché contattate la struttura che nel giro di max 6-8 ore può ri-distribuire quel cibo somministrandolo nel miglior modo. E’ importate che venga mantenuta la catena del freddo e che ci sia massima collaborazione tra le parti (sposi, sala ricevimenti, chi riceve il cibo). E’ buona norma che questa donazione sia a Km0 ovvero monitorare il territorio e individuare la struttura più vicina capace di porterlo ri-distribuire. E’ un impegno di tutti non solo di chi riceve cibo.
D: Alcuni atteggiamenti, come per esempio farsi preparare una doggy bag per portare a casa gli avanzi del banchetto, sono mal visti e considerati poco educati. Che ne pensi?
R: Pensiamo sia il minimo sindacale la doggy bag. Pensiamo che il lavoro sia soprattutto culturale e bisogna spogliare il cibo di inutili sovrastrutture. Per cui “non sta male” portasi il cibo a casa. Assolutamente. Bisognerebbe apprendere dalle nonne, capaci di re-inventare più volte gli avanzi. All’epoca era un tema di necessità e di scarse disponibilità post-belliche. Oggi è un tema di ridistribuzione. Dobbiamo redistribuire le ricchezze, alimentari e non solo.
D: Un appello per chi ci sta leggendo
R: “Mangiare bene o mangiare male è una questione culturale. Mangiare o non mangiare è una questione di soldi”
(Manuel Vasquez Montalbàn)
Con questa massima che sicuramente ci fa riflettere tutti vi saluto ringraziando per la disponibilità tutto il team di Avanzi Popolo 2.0
Potete smettere da subito di sprecare il cibo e fare in modo che il vostro ricevimento nuziale si accompagni ad una scelta etica, coraggiosa e quanto mai di tendenza. E finalmente una tendenza “buona”, in tutti i sensi! Fate che il vostro matrimonio parli di voi e di quanto siete sensibili a questa tematica.
Certo, bisogna impostare il banchetto in un certo modo, fare degli accordi con il ristoratore, trovare i giusti destinatari per il cibo avanzato e definire una linea d’azione praticabile e utile, ma per questo ci sono le wedding planner, no? 😉 Potete sempre contare sul mio aiuto! Mandatemi una mail per iniziare subito ad organizzare il vostro matrimonio in modo che sia una festa per tutti.
A presto!
♥♥♥ Claudia
[la vostra amichevole wedding planner di quartiere]
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